ABITARE



La prima cooperativa nacque nel 1844 per iniziativa di 28 lavoratori in Inghilterra. Era la Società dei Probi Pionieri di Rochdale, fondata per “adottare provvedimenti per assicurare il benessere materiale e migliorare le condizioni familiari e sociali dei soci”.

La prima cooperativa costituita nel nostro Paese è il Magazzino di previdenza di Torino – una cooperativa di consumo – sorto nel 1854 per iniziativa della “Associazione degli operai”. Due anni più tardi ad Altare, in Provincia di Savona, nasce la “Artistica Vetraria”, una cooperativa di lavoro.

Nell’autunno del 1886, cento delegati in rappresentanza di 248 società e di 70.000 soci si riunirono in Congresso a Milano per dare vita alla Federazione Nazionale delle Cooperative, che nel 1893 si sarebbe trasformata in Lega delle Cooperative.

Alla separazione, avvenuta nel 1919, tra la cooperazione di ispirazione cattolica e quella di ispirazione laico-socialista con la nascita della Confederazione delle cooperative italiane, seguirono il fascismo, lo scioglimento della Lega ed il tentativo di piegare la cooperazione ad un modello economico corporativo. La rinascita venne con l’uscita dal tunnel della dittatura e della guerra, in linea con l’impegno per far ripartire il Paese, come sancito dall’articolo 45 della Costituzione italiana. La Repubblica riconosce la funzione sociale della cooperazione
a carattere di mutualità e senza fini di speculazione privata.
La legge ne promuove e favorisce lincremento con i mezzi più idonei
e ne assicura, con gli opportuni controlli, il carattere e le finalità.”
Articolo 45 della Costituzione italiana


I VALORI COOPERATIVI
Scarica la Carta dei Valori e dei Principi della Alleanza Cooperativa Internazionale


1. ADESIONE LIBERA E VOLONTARIA

Le cooperative sono organizzazioni volontarie e aperte a tutti gli individui capaci di usare i servizi offerti e desiderosi di accettare le responsabilità connesse all’adesione, senza alcuna discriminazione sessuale, sociale, razziale, politica o religiosa (Principio della porta aperta).


2.CONTROLLO DEMOCRATICO DA DEI SOCI
Le cooperative sono organizzazioni democratiche, controllate dai propri soci che partecipano attivamente nello stabilire le politiche e nell’assumere le relative decisioni. Gli uomini e le donne eletti come rappresentanti sono responsabili nei confronti dei soci. Nelle cooperative di primo grado, i soci hanno gli stessi diritti di voto, e anche le cooperative di grado più alto sono ugualmente organizzate in modo democratico (Principio una testa un voto).    

3. PARTECIPAZIONE ECONOMICA DEI SOCI
I soci contribuiscono equamente al capitale delle proprie cooperative e lo controllano democraticamente. Almeno una parte di questo capitale è di norma di proprietà comune della cooperativa. I soci,di norma, percepiscono un compenso limitato sul capitale sottoscritto quale condizione per la loro adesione ed allocano i surplus per qualunque dei seguenti scopi:
a. sviluppo della propria cooperativa, possibilmente creando delle riserve, parte delle quali almeno dovrebbe essere indivisibile;
b. erogazione di benefici per i soci in proporzione alle loro transazioni con la cooperativa stessa (Ristorni);
c. sostegno di altre attività approvate dalla base sociale.

4. AUTONOMIA E INDIPENDENZA
le cooperative sono organizzazioni autonome, autosufficienti, controllate dai propri soci. Nel caso in cui esse sottoscrivano accordi con altre organizzazioni (incluso i governi) o ottengano capitale da fonti esterne, le cooperative sono tenute ad assicurare sempre il controllo democratico da parte dei soci e mantenere l’autonomia della cooperativa stessa.  

5. EDUCAZIONE, FORMAZIONE E INFORMAZIONE
Le cooperative s'impegnano a educare e formare i propri soci, i rappresentanti eletti, i manager e il personale in modo che questi siano in grado di contribuire con efficienza allo sviluppo delle proprie società cooperative. Le cooperative devono attuare campagne di informazione allo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica, in modo particolare i giovani e gli opinionisti di maggiore fama, sulla natura e i benefici della cooperazione.   
6. COOPERAZIONE TRA COOPERATIVE
Le cooperative servono i propri soci nel modo più efficiente e rafforzano il movimento cooperativo lavorando insieme, attraverso le strutture locali, nazionali, regionali ed internazionali.

7. IMPEGNO VERSO LA COLLETTIVITA'
Le cooperative lavorano per uno sviluppo sostenibile delle proprie comunità attraverso politiche approvate dai propri soci. 
Società Edificatrice Niguarda

La Società Edificatrice di Niguarda fu ufficialmente costituita il 4 marzo 1894. I trentanove soci fondatori intrapresero la strada della cooperazione abitativa per motivi prevalentemente politici, legati a esigenze di difesa di classe. Essi intendevano dotarsi soprattutto di spazi per le attività politiche, associazionistiche e ricreative che incontravano l’ostilità dell’amministrazione comunale e dei proprietari d’immobili dell’epoca. La realizzazione, nel 1894, dei primi ventisei alloggi in via Ornato 7 rientrava, in qualche modo, in una logica di resistenza alle pratiche vessatorie degli esercenti e dei possidenti di Niguarda. Essi tenevano le redini dell’amministrazione comunale contro il movimento cooperativo locale che non faceva segreto della propria vocazione socialista, iniziata nel 1889 con la costituzione della Cooperativa di consumo “L’Ancora”. Per osteggiare la cooperativa di consumo i possidenti ricorrevano al licenziamento dei coloni e allo sfratto degli inquilini che vi aderivano. Di fronte al dramma familiare di quei soci, s’impose quindi l’esigenza di conquistare un’autonomia anche in campo edilizio. Non fu certo facile, per l’Edificatrice, avviare un’attività impegnativa come quella edilizia in un ambiente così ostile. Sin dalla sua costituzione l’Edificatrice adottò la formula della proprietà indivisa, sistema attraverso il quale le classi operaie si riscattavano dalla subordinazione al capitale e alla speculazione privata. Al socio veniva conferito il diritto di abitare l’alloggio previo il pagamento di un canone di godimento che veniva mantenuto a livelli decisamente inferiori rispetto ai canoni di locazione a riscatto e agli affitti medi praticati dai privati. La proprietà indivisa garantiva la continuità del vincolo solidaristico e dell’azione costruttiva in virtù, da una parte di un corpo sociale in costante crescita, che mediante un istituto di valore come il prestito sociale dotava la cooperativa di una relativa autonomia finanziaria, dall’altra di un patrimonio immobiliare sempre più solido che facilitava l’ottenimento di fidi. Un altro aspetto su cui l’Edificatrice poneva particolare attenzione fu quello dell’emancipazione morale e intellettuale dei soci, destinando considerevoli risorse per attività sociali e servizi collaterali all’abitazione. All’inizio del nuovo secolo vennero portati a compimento due importanti progetti edilizi: in via Hermada 8 e in via Ornato 7. Nel ventennio fascista l’Edificatrice veniva privata dell’anima solidaristica, democratica e anticapitalistica, che ne costituiva il fondamento originario, per essere sottoposta a una gestione burocratica e verticistica. In quel periodo l’amministrazione fu affidata ad Anselmo Cattaneo che riuscì a imprimere uno slancio straordinario all’attività della cooperativa, realizzando nell’arco di tre anni (1927-30) 157 alloggi tra via Ornato 7 e via Hermada 14. A questo periodo particolarmente fecondo seguirono lunghi anni di stasi. Nel dopoguerra, finalmente, l’Edificatrice iniziò a risentire del clima di fervore e di rinnovato ottimismo che il movimento cooperativo stava conoscendo. A fronte della crescente domanda di case, si mise al lavoro facendo ancora una volta ricorso all’autofinanziamento. Con la metà degli anni 50 iniziò l’epoca delle grandi realizzazioni che diedero corso a una costante crescita del settore cooperativo: vennero costruite nuove abitazioni in via Hermada 14, via Ornato 58, via Cicerone 17 e iniziata la realizzazione del grande quartiere residenziale di via Val di Ledro 23 che si concluse nel 1962. Un secondo quartiere venne edificato in via Val d’Ossola 19 tra il 1964 e il 1966 e un terzo in via Maestri del Lavoro tra il 1967 e il 1969. Anche il capitolo dei servizi complementari era nutrito e le attività sociali, con il loro rinnovato vigore, trovavano la loro più significativa espressione nei circoli ricreativi. Negli anni settanta, dopo i grandi risultati del quindicennio precedente, si apriva invece per l’Edificatrice una fase piuttosto critica: l’aumento vertiginoso del prezzo delle aree e una forte imposizione fiscale contribuivano ad inasprire i problemi di ordine finanziario. La tradizionale fonte del prestito sociale cominciava a denunciare qualche regresso, i canoni di godimento del nuovo quartiere di via Cecchi erano troppo alti, benché risultassero ancora inferiori agli affitti di un mercato privato ormai incontrollabile. Ma furono proprio le difficoltà a indurre l’Edificatrice a sperimentare nuove possibilità. Nel 1971 vennero istituiti i Consigli di Quartiere, eletti dalle rispettive assemblee degli inquilini, che avevano lo scopo di far partecipare il più possibile i soci alle diverse scelte non solo costruttive, ma anche di carattere sociale e politico dei quartieri. Agli inizi degli anni ‘80 venivano consegnati ai soci i nuovi appartamenti di via Adriatico 30. Negli anni ottanta, oltre alle difficoltà di cui si è fatto cenno, si aggiungeva la penuria di aree edificabili. Non è un caso che gli ultimi due progetti di edificazione residenziale portati a termine dall’Edificatrice abbiano trovato ubicazione al di fuori dei confini di Niguarda: in via Empoli 9 e in via Grassini 5. Si aprì poi il nuovo capitolo del recupero dei centri storici e delle aree industriali in disuso. Nel 1994 fu portata a termine la ristrutturazione dello stabile interno di via Ornato 7. Nel 1998 fu inaugurato il nuovo complesso di via De Calboli 14, frutto di un piano di recupero edilizio del centro storico di Niguarda. Negli ultimi anni si è dato forte impulso sia a piani di manutenzione straordinaria sia a quelli di nuova edificazione che si sono tradotti in numerosi nuovi alloggi in Ornato 7, via Hermada 14 (sottotetti), via Cicerone 17, Villaggio Grazioli e via Palanzone. E nel tempo si è confermato anche il forte orientamento alle politiche sociali dell’Edificatrice che ancora oggi con Abitare trova  la sua massima espressione nel Centro Servizi Achille Ghiglione che, attraverso una serie di sportelli operativi, eroga una  sempre più vasta gamma di servizi alla persona.  Molte anche le iniziative di carattere culturale promosse grazie anche alla collaborazione con realtà come il Teatro della Cooperativa e al Centro Culturale della Cooperativa.

     

 UNIONE OPERAIA

UNIONE OPERAIA
Domenica 19 aprile 1903 “58 lavoratori sottoscrivono uno spartito di solidarietà”. Nella Casa Comunale di Affori, davanti ad un notaio e due testimoni aventi i requisiti di legge, vengono a costituirsi personalmente 58 persone per dare origine alla Società Anonima Cooperativa denominata: “Unione Operaia”. Chi sono i soci fondatori? 58 uomini di cui 49 nativi di Affori, tutti residenti in Affori e che ben rappresentano il tessuto sociale del tempo, identificandosi nelle categorie di lavoro: operai,  materassai, facchini, ottonai, gasisti, badilanti, muratori, selciatori. La motivazione che spinge questi uomini a costituire la Cooperativa emerge all'inizio dell'Atto Costitutivo: “Acquistare del terreno ad Affori e costruire una casa d'abitazione per Soci e non Soci” nonché “gestire la casa medesima”. Primo presidente della Cooperativa Unione Operaia, nel periodo aprile 1903 – gennaio 1910, è Giovanni Messa Agli inizi del '900 nell'area circostante il comune di Affori si installano importanti industrie. Migliaia di contadini vengono occupati come operai salariati e la popolazione si trova a vivere in dimore affollate da diversi nuclei familiari a causa dell'alto costo degli affitti. I 58 fondatori si trovano in queste condizioni e decidono di dare vita alla Cooperativa perché solo aggregandosi si può tentare di affrontare una difficile realtà economica. Il capitale iniziale della società viene utilizzato per acquistare lo stabile di via Zanoli 15, che ha una dimensione differente da quella di oggi, ma già a partire dal 1908 si inizia a valutare la possibilità di ampliare la proprietà esistente. Si parla di “prestito per la nuova casa”, di “compera del terreno su misura” di “pratiche per nuovo fabbricato” e la nuova costruzione viene ultimata nel febbraio 1911. Nel 1929 viene ampliata la casa di via Zanoli 15, seguita a distanza di tre anni dall'acquisto dello stabile di via Zanoli 19, ampliato ulteriormente nel 1933. Solo negli anni '50 riprende la costruzione di case ed ecco nascere nel 1958 un nuovo stabile in via Carli 41/4 (oggi via Scherillo 4) e subito dopo, nel 1959, un altro edificio in via Carli 34. Nel 1962 si discute sull'acquisto di un terreno in via Armellini, a cui seguirà quello di via Comasina: Via Armellini sarà pronta nel '67, Comasina nel '70. Ormai la Cooperativa Unione Operaia è diventata una grande realtà, ma vogliamo tornare indietro nel tempo per sottolineare che fin dagli inizi, al di là degli alloggi a proprietà indivisa, sono sempre  emersi anche aspetti importanti della vita quotidiana: il piacere di stare insieme, di vivere in case decorose e pulite, le difficoltà che molti devono affrontare. Ciò che colpisce però è la grande solidarietà che i soci dimostrano da sempre tra di loro e nei confronti della comunità di Affori, anche nei momenti più difficili che precedono e accompagnano la prima grande guerra, il duro periodo del ventennio fascista, le distruzioni della seconda guerra mondiale.  Un aspetto importante della vita quotidiana che ha caratterizzato Unione Operaia fin dall'inizio è stata l'attenzione a iniziative sociali e culturali: vediamole insieme. La Cooperativa Stella nasce nel 1927 nei locali di Unione Operaia con la funzione di trattoria. Nascono quindi l'associazione bocciofila e l'associazione U.O.E.I. (Unione Escursionisti) che propone uscite turistiche. Nel locale di mescita era appeso un tabellone di legno numerato, con i buchi per infilare il “birou” (un piccolo bussolotto numerato). I soci iscritti, prima di ordinare la consumazione dovevano presentare il loro “birou” e chi ne era sprovvisto veniva sanzionato con un'ammenda.  Questo fondo serviva poi per i pranzi e le scampagnate che si organizzavano. Sul finire degli anni ottanta la Cooperativa Stella termina definitivamente la sua attività dopo sessant'anni di vita nel quartiere. In un paese di campagna come era Affori agli inizi del secolo, i momenti di aggregazione erano essenzialmente tre: le feste paesane, quelle tradizionali e religiose, le riunioni pubbliche per discutere progetti ed affrontare problemi civili e sociali dei lavoratori. Nel 1853 nasceva un complesso musicale bandistico che aveva radici profonde nei secoli precedenti quando un complessino, chiamato Elisir d'amore, allietava nozze, banchetti, balli popolari. In futuro esso diverrà il Complesso Musicale G. Donizetti – Banda d'Affori. All'inizio secolo il nobile Litta Modignani, allora sindaco di Affori e proprietario di Villa Litta, offrì  al complesso musicale dei locali da adibire a sala prove. In quei locali la banda crebbe e maturò fino al 1930 quando trovò ospitalità nello stabile di via Zanoli dove rimase fino al 1981. In via Zanoli 15, per mezzo secolo, presero forma quegli splendidi concerti ai quali la Banda aveva da molti anni abituato i cittadini di Affori. Sono passati molti anni da quando, nel 1966, tre soci della Cooperativa Stella scoprirono di avere una passione in comune: la filatelia. Decisero allora di riunirsi  e formare con l’aiuto di altri appassionati, una sezione filatelica all’interno della Cooperativa stessa: nacque così nel novembre dello stesso anno la “Sezione Filatelica Cooperativa Stella”, a cui si aggiunsero ben presto altri soci fino ad arrivare al numero di quaranta. L'arrivo nel '74 di Renato Curti, il nuovo presidente, diede una sferzata di dinamismo e prese corpo l’idea di organizzare qualche manifestazione per coinvolgere il maggior numero di persone, in special modo giovani. Nel 1975 venne così organizzata la “prima mostra sociale” che ebbe un grande successo,  ma fu memorabile quella del 1982, che richiese un impegno organizzativo e finanziario  fuori dal comune: “ FI.NA.MI. ‘82”. Un gemellaggio filatelico con l’”Associazione Filatelica Numismatica Partenopea” che coinvolse non solo i soci dei due circoli ma anche personaggi di fama mondiale nell’ambito della filatelia. Il Circolo Culturale “Italo Calvino” nasce il 19 dicembre1987 per iniziativa di un gruppo di cittadini intenzionati a creare un centro permanente di vita associativa in una zona periferica. Dal suo statuto emerge la volontà comune di contribuire allo sviluppo culturale e civile dei cittadini. La scelta della sede in via Zanoli 15 non è stata casuale bensì fortemente voluta. La presenza in una casa di ringhiera con tanti anni di storia  ha significato, da una parte radicarsi in un tessuto sociale  esistente e dall’altra creare un nuovo spazio di scambi culturali. Il Circolo lavora da sempre in collaborazione con la Biblioteca di Affori a cui va riconosciuto il merito di essere  aperta agli stimoli esterni e pronta a collaborare. Le iniziative svolte in collaborazione con la Cooperativa Unione Operaia sono state numerosissime  e hanno visto la partecipazione di molti soci. Gite, visite guidate a musei e mostre, incontri e dibattiti su svariati argomenti. La Mostra fotografica del 1993 “Sguardi sul tempo e sullo spazio” è sfociata nella creazione di una fototeca riguardante Affori e non solo e per anni è stata custodita dalla biblioteca e vista da tantissimi cittadini. Il giorno 11 ottobre 2010, la Cooperativa Unione Operaia, ha inaugurato un nuovo spazio di aggregazione nel cortile di via Zanoli 15. La sala polifunzionale è stata intitolata a “Luigi Tavacca”, Socio emerito della Cooperativa e illustre antifascista afforese. La sala, che è stata allestita nei locali dove un tempo si trovava la Cooperativa di consumo “Stella”, è aperta non solo ai soci della Cooperativa ma anche ai cittadini ed offre molteplici servizi. Per gli anziani, nella sala sono presenti le associazioni “Filo di Arianna” e ”Unione Samaritana” con servizi alla persona. Ci sono poi attività di svago, gestite dai componenti del Circolo Ricreativo della Cooperativa: si gioca a carte, si organizzano tornei di scala quaranta e burraco, si sta   semplicemente in compagnia per fare quattro chiacchiere. Alla sera si svolgono corsi di ginnastica e corsi di francese.  Per i giovanissimi con qualche problema nello studio si offre uno spazio in cui studiare sotto la guida di persone competenti. Infine una biblioteca per la consultazione ed il prestito di libri, allestita grazie alle donazioni dei Soci, con tantissimi titoli di narrativa dai classici ai gialli, dalle enciclopedie ai libri d'arte e di hobbistica. Ancora una volta dedicata non solo ai soci ma ai cittadini tutti.
Edificatrice di Dergano
Era il 15 maggio 1904 quando venne redatto a cura del notaio Giuseppe Gabuzzi la Società Anonima Cooperativa a capitale illimitato per quote “Case Operaie di Dergano”, divenuta poi nel 1905 “Cooperativa Edificatrice di Dergano” con la formula della proprietà indivisa. Scopo della società era di “acquistare terreno e costruire case di abitazione per lavoratori ed in genere a tutto quanto è rivolto al benessere e al miglioramento della classe lavorativa”. Con queste parole ha inizio il libro pubblicato dalla Edificatrice di Dergano, in occasione dei suoi cento anni di vita. Nei mesi precedenti si era già formata una commissione provvisoria composta inizialmente da tre membri, seguita da due successive in cui la struttura della nascente cooperativa prendeva corpo stabilendo la distribuzione delle cariche sociali necessarie per procedere alla formulazione dello Statuto e quindi all'atto di Costituzione della Società. Le sedute consiliari successive, 23 settembre e 7 ottobre dello stesso anno, riportano invece le delibere finali per l'acquisto della nuova area. Il primo stabile in via Conte Verde 17 (ex via Umberto I°), costruito dagli stessi soci della cooperativa, molti dei quali erano muratori, desta il desiderio da parte di altri di provvedere ad un nuovo progetto per una seconda costruzione e tale volontà è avvalorata nell'assemblea del 20 agosto 1911. Partono immediatamente i lavori di via Davanzati 26 che si concluderanno nel settembre 1912. Già nel 1914 si sentono le prime avvisaglie di una crisi economica per fronteggiare la quale vengono assunte decisioni che però non sono sufficienti, per cui il 17 gennaio 1915 viene decisa la liquidazione della società, anche a causa dello stato bellico di quegli anni. Nel 1920 si intravede una schiarita: vengono consolidate le passività presso l'Istituto di Credito per le Cooperative con l'estensione del fido, ma tutto ciò non basta e il fallimento bussa alle porte della Società. Da parte dei soci però c'è sempre più la convinzione di “salvare” la cooperativa e questo avviene negli anni 1924-1925 con una libera autotassazione che permette di introitare nelle Casse Sociali la somma di £ 1.250.000. Superato il difficile momento economico, ecco profilarsi un'altra minaccia: la nascita del fascismo per cui, nel 1928, per quel che riguarda i requisiti associativi dei soci si  legge: “Potrà essere espulso dalla società quel socio o Sodalizio che in qualsiasi modo recasse pregiudizio alla Società o che svolga opera antinazionalista”. La fascistizzazione della Cooperativa di Dergano era iniziata con il saccheggio e la devastazione del Circolo Rinascimento avvenuta nell'ottobre del 1922, seguita poi da un altro episodio in cui si fece  uso delle armi provocando la morte di Domenico Sala, figlio di un socio del Circolo. In questo periodo denso di avvenimenti nascono altre associazioni nel quartiere: il Circolo Rinascimento, il Corpo musicale, la bocciofila, il Circolo combattenti. Il ventennio fascista non produce alcuna concreta innovazione salvo la costruzione dell'impianto fognario negli stabili di Conte Verde e Davanzati. La liberazione, nel 1945, vede i superstiti della Cooperativa Edificatrice di Dergano ricominciare il lavoro di risanamento delle finanze e nel 1953 inizia la costruzione di uno stabile denominato “Sopralzo” e costruito nell'area di via Conte Verde 17. Questa iniziativa è lo stimolo a riprendere l'attività interrotta per tanti anni. Si parte dai miglioramenti e adeguamenti nei due stabili sociali per giungere alla costruzione di due case nell'area interna di via Davanzati 28. Nel 1962 è completato l'edificio nato sull'area del gioco delle bocce del Circolo Rinascimento nello spazio compreso tra via Conte Verde 17 e Cesare Abba 26 ed infine nel giugno 1963, con la cessione da parte del comune di Milano di un'area in via Livigno, parte la realizzazione dello stabile terminato nel 1970. Ritorniamo ora al passato: la nascita della cooperativa Edificatrice di Dergano non fu che il primo passo verso la costruzione della “cooperazione integrale”. Diceva il suo presidente Angelo Ghislandi in un' intervista del 1908 rilasciata al periodico della Società Umanitaria: “Quando quattro anni or sono facevamo il primo comizio per le case popolari di Dergano tutti ci incoraggiavano, meno si intende i padroni di casa, ma ora le cose sono cambiate. Tutti, i padroni, esercenti, industriali, professionisti sono coalizzati contro di noi, perché volendo fare noi della cooperazione in tutti i campi, tutti gli interessi da noi toccati e lesi si sono sollevati contro di noi”. E prosegue ancora: “Noi abbiamo fatto un'edificatrice integrale che punge e tocca sul vivo i padroni di casa, esercenti e speculatori di ogni razza. Ci siamo detti che l'avere una buona casa e a buon mercato è già molto, ma non è tutto. Abbiamo la cooperativa di consumo, il forno societario, il ristorante cooperativo, il circolo di lettura e di ritrovo, il salone per le feste, i laboratori sociali...”.     Vediamo ora più da vicino queste realtà. La Cooperativa di consumo “L'Avvenire” nata nel maggio 1905 nei locali dell'Edificatrice di Dergano, vendeva soprattutto generi di prima necessità con lo scopo sociale di “vendere ai soci al più mite prezzo per giovare all'economia domestica dei lavoratori”. Questa funzione di calmiere provocò una forte concorrenza con gli esercenti sfociata in una durissima polemica. Nel 1909 la Cooperativa di consumo decise di dar vita al Forno cooperativo dove si sarebbe venduto il pane prodotto nello spaccio. Il pane copriva in misura determinante il fabbisogno alimentare delle famiglie degli operai, dunque la diffusione dei forni sociali garantiva buona qualità a prezzi contenuti  “per un alimento  che dal lato economico, fisiologico e igienico tanto interessa la classe dei lavoratori”, come scriveva il periodico l'Umanitaria. Un altro passo in avanti nella costruzione della cooperazione integrale fu la nascita della Cooperativa Edilizia nota come “La Fratellanza”. I muratori soci, dopo aver maturato un'esperienza di lavoro collettivo con la costruzione del sopralzo dello stabile di via Umberto I, decisero di costituirsi in cooperativa con la finalità di assumere autonomamente lavori al di fuori di quelli progettati dall'Edificatrice. Lo scopo de La Fratellanza era di “sottrarre all'industria privata, in modo onesto e morale e con scrupolo amministrativo, lavori e mano d'opera con la duplice finalità di togliere ai capitalisti parte dei lauti guadagni che facilmente trovano modo di accumulare e destinare contemporaneamente tale parte alla collettività, in modo che i suoi componenti potessero nei limiti delle potenzialità di guadagni, compartecipare ad un congruo sussidio in vecchiaia e nei casi di invalidità”. Molte le realizzazioni tra cui lo stabile di via Davanzati 28, la scuola elementare di Dergano, lo stabile della Cooperativa consumo della Bovisa, lo stabile dell'Edificatrice La Vittoria di Bruzzano e quello della Edificatrice di Cormano. Ed ora veniamo alla parte ricreativa e culturale. Nel luglio 1905 viene costituito con sede nei locali di via Umberto I, dove si trova ancora oggi, il Circolo Rinascimento. E' sufficiente leggere il regolamento del 1905 per rendersi conto dello spirito che lo animava: “Offrire agli iscritti un ritrovo famigliare per ricreazione, diletto e studio; consumare in luogo cibi e bevande in genere; difendere gli interessi economici degli associati; avere nel proprio seno una scuola elettorale, una sala di lettura, un corpo musicale e una cassa mutua interna; avere il proprio vessillo per ogni eventuale circostanza, promuovere, almeno una volta al mese, una  conferenza per l'istruzione e l'educazione dei soci; inoltre i soci potranno costituirsi in scuole mandolinistiche, corali, drammatiche o pro-cultura”.  Non potevano essere soci del circolo “I proprietari di casa, terre, etc. e negozianti e esercenti in genere”. L'espulsione era prevista tra l'altro per chi si fosse dimostrato disonesto “nei doveri di socio e cittadino” e per chi avesse compromesso “gli interessi degli associati e di tutta la classe lavoratrice”. Chiudiamo riportando le regole, datate 1906, di “comportamento rispettoso”, regole che ad oggi non hanno perso la loro validità: “Bisogna mantenere un contegno corretto e dignitoso ed essere con tutti cortesi. Bisogna mostrare di compiacersi della compagnia dei soci e parlare con essi di cose che interessino o la propria organizzazione e la propria classe.  Non adoperare modi o parole triviali, interessarsi della lettura per mezzo della biblioteca, dello svolgimento delle assemblee, dell'assiduità dei soci, ecc. In una parola è dovere di ciascuno di comportarsi in modo da cattivarsi l'animo di tutti, onde rimanga un desiderio vivo di futuri ritrovi e si senta rinsaldato quel vincolo di solidarietà che deve essere la meta migliore di ogni umano lavoro”.

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